Isabella Noventa, il maresciallo Verde interrogato per quattro ore
Il compagno di Debora Sorgato è stato interrogato ieri per quattro ore: il Pm gli ha chiesto di ricostruire la notte dell’assassinio di Isabella Noventa
È terminato ieri sera intorno alle 20:00 l’interrogatorio di Giuseppe Verde, il compagno di Debora Sorgato, la donna in carcere con il fratello Freddy accusata di aver ucciso Isabella Noventa lo scorso 15 gennaio.
Al quarto piano del palazzo di Giustizia il maresciallo Verde è stato interrogato dal pm Giorgio Falcone e dal capo della squadra Mobile Giorgio Di Munno. Nonostante l’interrogatorio sia stato secretato sono emerse alcune notizie sul lavoro degli inquirenti. Innanzitutto è stato chiesto a Verde di ricostruire i suoi spostamenti nella notte tra il 15 e il 16 gennaio, quando è stata uccisa Isabella Noventa. Grazie anche all’esperienza di anni di lavoro, il maresciallo ha pesato le parole e ha risposto con molta attenzione, anche se pare sia caduto in qualche piccola contraddizione, che tuttavia non avrebbe messo in dubbio la sua estraneità ai fatti di quella sera.
Il pubblico ministero ha poi proseguito chiedendo a Verde se avesse fornito indicazioni sulle telecamere della città per favorire la messinscena degli assassini. Va infatti ricordato che i fratelli Sorgato, insieme a Manuela Cacco – tutti in carcere con l’accusa di omicidio premeditato e occultamento di cadavere – la sera del 15 gennaio, dopo essersi liberati del corpo, fecero un giro in centro mentre la Cacco indossava il giubbino di Isabella Noventa per crearsi un alibi, prontamente smascherato. Gli inquirenti hanno anche chiesto al maresciallo se possa avere idea di dove sia nascosto il cadavere di Isabella Noventa, visto che le ricerche fino ad ora non hanno dato esito. Verde ovviamente si è dichiarato all’oscuro di tutto.
È la prima volta che il maresciallo viene interrogato in seguito all’accusa di aver violato la banca dati dei Carabinieri per avere accesso ad informazioni riservate. In seguito alla perquisizione del suo armadietto è risultato evidente il suo coinvolgimento: ha utilizzato le sue credenziali e per ben due volte ha effettuato una ricerca con la parola chiave “Isabella Noventa”. L’idea degli inquirenti è che, su richiesta di Debora Sorgato, abbia cercato nel sistema le denunce per stalking fatte dalla Noventa nei mesi precedenti. Debora Sorgato probabilmente aveva paura di essere stata riconosciuta. Se l’accusa riuscirà a dimostrare che le lettere di minacce e le telefonate furono fatte proprio da Debora Sorgato e Manuela Cacco sarà possibile sostenere la tesi dell’omicidio premeditato.
articolo di Nicola Guarneri
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