Rogo di Primavalle Rogo di Primavalle

Rogo di Primavalle, l’orrore 43 anni fa. Dove sta la verità? Le ultime

Nel 1973 militanti di Potere Operaio bruciavano l’appartamento di Mario Mattei, causando la morte di due dei suoi figli nel rogo di Primavalle.

Stefano Mattei, 8 anni. Virgilio Mattei, 22 anni. Sono loro le vittime di quello che è passato alla storia come Rogo di Primavalle, un vile attentato all’appartamento di Mario Mattei, netturbino e segretario del MSI. Eppure, dopo 43 anni, i colpevoli restano impuniti e le ricostruzioni sono ancora imprecise. Dove sta la verità?

Appare subito chiaro chi siano gli attentatori, la rivendicazione è lì di fronte, sul marciapiede: «Brigata Tanas – guerra di classe – Morte ai fascisti – la sede del MSI – Mattei e Schiavoncino colpiti dalla giustizia proletaria». Caso chiuso e colpevoli arrestati per il rogo di Primavalle? Assolutamente no. Dopo solo due giorni viene arrestato Achille Lollo, che sconterà due anni di carcere preventivo, poi Marino Clavo e Manlio Gallo.

Nonostante le denunce di Potere Operaio, che grida alla montatura poliziesca, appare abbastanza chiara la colpevolezza dei tre, che tuttavia dopo il processo di Primo grado sul rogo di Primavalle vennero assolti per mancanza di prove. Nonostante una riconosciuta colpevolezza in secondo grado (avrebbero dovuto scontare 18 anni di carcere) la pena non verrà mai scontata per sopraggiunta prescrizione. A poco porteranno le rivelazioni di Lollo nel 2005, che parla di un coinvolgimento nell’attentato anche di Paolo Gaeta, Elisabetta Lecco e Diana Perrone (quest’ultima figlia di Alessandro Perrone, direttore de Il Messaggero e strenuo difensore di Movimento Operaio all’epoca dei fatti).

La denuncia nel 2005 della famiglia Mattei verso Lanfranco Pace, Valerio Morucci e Franco Piperno, ritenuti i mandanti dell’attentato, porta la Procura di Roma a indagarli per strage ma sia il Primavalle-bis sia il Primavalle-ter si concludono con un nulla di fatto: gli organizzatori e gli attentatori sono tuttora a piede libero e alcuni di essi hanno anche incarichi di rilievo nell’informazione pubblica. Nella memoria della gente, oltre al grande dolore della famiglia Mattei, resta un senso di ingiustizia, accentuato dalle indagini tardive e lacunose.

Impostazioni privacy