Gli anni '60 e il Piano Solo Gli anni '60 e il Piano Solo

Si dice omissis, si legge censura. Quel gran pasticciaccio del Piano Solo

Se esiste un paese in cui il bianco e il nero si confondono in un grigio indistinguibile, bene, questo è l’Italia.

Non esistono il bene e il male, i contorni della storia, della politica, della Repubblica si sbiadiscono con il tempo e risalire alla verità è arduo compito. Prendiamo ad esempio il cosiddetto “Piano Solo”. La popolare enciclopedia online Wikipedia lo descrive come «un tentativo di colpo di Stato, ideato dal Capo dell’Arma dei Carabinieri, il generale Giovanni de Lorenzo» durante la crisi del I governo Moro, nell’estate del 1964. La verità giudiziaria non è tuttavia questa.

L’opinione pubblica, all’oscuro di tutto, scopre dell’esistenza del Piano Solo tre anni dopo, nel 1967. È il quotidiano l’Espresso a lanciare la notizia bomba. In prima pagina campeggia il titolo: «Segni e de Lorenzo preparavano il colpo di Stato», mentre all’interno un articolo intitolato Complotto al Quirinale spiega come si era arrivati a pianificare il Piano, poi saltato in seguito alla costituzione del II governo Moro. De Lorenzo tuttavia non ci sta e querela il giornalista Lino Jannuzzi, l’autore degli articoli, e il direttore de l’Espresso Eugenio Scalfari. Inizia quindi un iter processuale che in qualsiasi altro paese sarebbe, se non altro, durato pochi mesi, mentre in Italia si trascinerà per diversi anni. Il processo ai due giornalisti inizia l’11 novembre 1967 e dura cinque mesi: Scalfari e Jannuzzi vengono condannati, rispettivamente, a 15 e 14 mesi di reclusione, nonostante il pubblico ministero Vittorio Occorso avesse chiesto il loro proscioglimento sostenendo il loro esercizio di cronaca e critica.

Il punto più oscuro del processo ruota attorno al Rapporto Manes, un’inchiesta interna all’Arma dei Carabinieri. Viene sì letto in aula ma con ben 72 omissis: dopo essere stato consegnato al Pm interviene infatti il presidente del Consiglio Aldo Moro, che ferma il processo e si fa restituire il rapporto, che avrebbe contenuto segreti politico-militari, e alla riconsegna al Pm (l’unico ad averlo letto incensurato) ecco i 72 omissis. Che nel linguaggio moderno si legge censura. Il 15 ottobre del 1969 si apre il processo di Secondo grado per i due giornalisti, che riescono ad evitare il carcere grazie all’immunità parlamentare: alle elezioni del 1968 Jannuzzi viene eletto senatore per il Partito Socialista italiano mentre Scalfari viene eletto deputato.

La conclusione della Commissione

Ma nel 1970 arriva una conclusione della Commissione costituita per la luce sul Piano Solo appura come «nella primavera-estate del 1964 il generale de Lorenzo al di fuori di ordini o direttive o di semplici sollecitazioni provenienti dall’autorità politica e senza nemmeno darne loro notizia, ideò e promosse l’elaborazione di piani straordinari da parte delle tre divisioni dell’Arma operanti nel territorio nazionale». Eppure, nonostante ciò la Commissione afferma che non vi furono mai né “tentato golpe”, né attività eversive, ma solo una serie di misure preventive da mettere in pratica qualora il paese fosse precipitato nel caos. Due anni dopo, nel 1972, si conclude anche l’iter giudiziario relativo ai due giornalisti con la remissione di querela del generale Giovanni de Lorenzo.

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