Le Inchieste

«L’agente undercover, quella carta segreta contro il terrorismo»

Intervista inedita a Nicola Longo, il più grande agente undercover italiano in prima linea nella lotta alla criminalità internazionale dagli anni Settanta.

Entriamo subito nel tema del momento, ovvero l’ISIS. Secondo Lei il gruppo terroristico ha una rete di intelligence valida?
«Io ho partecipato ha grandi e piccole riunioni di intelligence da agente undercover. Nel mio piccolo ho seguito diverse attività di questo tipo e so cosa significa far parte di un gruppo d’intelligence per dare il proprio apporto per contribuire ad una giusta soluzione; è la capacità di saper dipanare la soluzione giusta e saper utilizzare in modo idoneo le risorse a disposizione per fronteggiare una determinata situazione di crisi. In contesto di guerra in cui viviamo oggi si parla di strategia militare e politica la cui attività deve essere coordinata da una Intelligence formata da esperti di strategie diverse».

Intervista a Nicola Longo sul terrorismi – Cronacaedossier

Veniamo così ai problemi dell’Occidente. I servizi di Intelligence dei vari Paesi riescono ad entrare in sinergia? Soprattutto anche in relazione ai fatti di Parigi e delle ultime vicende che riguardano la Turchia?
«Sono stati fatti molti errori e in primis quello di sottovalutare un terrorismo internazionale così grave, tanto che i fatti esplosi in Francia e in Turchia non sono altro che il sintomo di un grave malessere cresciuto in modo straripante proprio perché per lungo tempo non c’è stato un adeguato piano di cooperazione internazionale e che a mio avviso ancora non è stato pianificato. Ci sono molti interessi politici perversi che ancora prima dell’ideologia e del fanatismo religioso ruotano in modo strumentale attorno all’asse del petrolio e degli armamenti. La Turchia è sotto l’occhio del ciclone e, non a caso, l’uccisione recente dell’avvocato dei curdi fa pensare che a Erdogan preoccupi prima di tutto il proprio interesse e quello di combattere il popolo curdo. L’ISIS non è certo la priorità per lui».

Però le accuse del presidente russo Vladimir Putin sono piuttosto gravi.
«Le accuse di Putin sono gravissime. Ed è in un momento così delicato che c’è bisogno di chiarezza. Troppi orrori e per troppo tempo sono stati tollerati e proprio nel limbo di questa assenza si è annidato un male così grave che non è facile da debellare. Aprendo la Porta Santa prima in Africa e poi a Roma, Papa Francesco con la sua umiltà cristiana ha insegnato che non bisogna avere paura per difendersi. La voglia di andare avanti e la buona volontà sono le strade utili a contrastare il terrore. È inutile parlare di Servizi, d’Intelligenze e di sinergie quando manca la buona volontà».

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