Stangata sulle pensioni Stangata sulle pensioni

Stangate sulle pensioni: tagli e modifiche che fanno infuriare i sindacati

Il Governo prepara la tanto attesa riforma sulle pensioni. Ma le notizie che arrivano sono poco incoraggianti: tagli cospicui.

Di sicuro si sa solo che non arriveranno buone notizie. Le indiscrezioni che arrivano sulla tanto attesa riforma strutturale delle pensioni allo studio del Governo presieduto da Giorgia Meloni non sono particolarmente incoraggianti. È vero che, al momento, i documenti che circolano sono solo delle bozze, ma se non dovessero arrivare modifiche strutturali, allora i tagli sarebbero inevitabili.

Da decenni il tema delle pensioni è centrale nel dibattito politico. Ma, oltre alle diatribe, oltre alle liti e alle promesse, mai è arrivata una riforma strutturale che potesse davvero incidere su un tema che va ben oltre gli aspetti economici, sfociando pienamente nel sociale. Ora, il rischio che i tagli possano arrivare è concreto. E i Sindacati sono già sul piede di guerra, preannunciando battaglia se ciò dovesse accadere.

Secondo le stime del Tesoro, accettare la pensione anticipata con il calcolo contributivo potrebbe significare una riduzione dell’assegno molto corposa. Ecco a quanto ammonterebbe.

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Il Tesoro stima una riduzione addirittura fino al 15-20% rispetto a quello che si otterrebbe attendendo di raggiungere i requisiti normali per la pensione di vecchiaia, ossia 67 anni di età e 20 anni di contributi. Dopo la proroga della quota 103, che ha consentito l’accesso alla pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, si torna a discutere dell’ipotesi quota 104 per il 2025. Questa nuova misura, se adottata, prevedrebbe un requisito anagrafico più alto: sarebbero necessari 63 anni di età e sempre 41 anni di contributi per accedere alla pensione anticipata. Ecco, dunque, le preoccupazioni non solo dei pensionati, ma anche dei sindacati.

Stangata sulle pensioni
Arrivano i tagli alle pensioni? – (cronacaedossier.it)

Ancora una volta è stata riproposta la quota 41, un sistema precedentemente suggerito dalla Lega, che consentirebbe di andare in pensione con soli 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Tuttavia, le proiezioni indicano costi elevati per l’attuazione di questa misura, lasciando aperta l’incertezza su quale sarà la decisione finale in merito, dipendente dalle risorse economiche disponibili al momento della definizione della prossima Manovra Finanziaria. Le proiezioni indicano infatti che questa opzione costerebbe circa 4 miliardi di euro nel 2025 e 9 miliardi a regime, rendendola impraticabile per le casse pubbliche.

Altro punto di discussione sono l’Ape Sociale e l’Opzione Donna. Quest’ultima sembra destinata alla cancellazione, a causa della mancanza di successo registrato soprattutto nell’ultimo anno. Per quanto riguarda l’Ape Sociale, invece, si tratta di una misura che potrebbe essere eliminata, a meno che non vengano garantite le necessarie risorse economiche per mantenerla. Tutte misure che, qualora dovessero essere proposte e approvate, scatenerebbero l’ira dei sindacati.

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