In un mondo dove l’attenzione verso una dieta salutare e bilanciata diventa sempre più centrale, emergono preoccupazioni legate al consumo di cibi ultra-processati. Due sono da evitare.
Un recente studio scientifico, presentato all’annuale meeting dell’American Society for Nutrition a Chicago, ha lanciato un campanello d’allarme sulle conseguenze che questi alimenti possono avere sulla nostra salute.
La ricerca, durata tre decenni e coinvolgente oltre mezzo milione di individui tra i 50 e i 71 anni, ha messo in evidenza come un’elevata assunzione di alimenti altamente elaborati sia associata a un incremento del 10% del rischio di morte.
Tra le malattie più frequentemente correlate al consumo di questi prodotti troviamo il diabete e diverse patologie cardiache. Erikka Loftfield, la ricercatrice principale dello studio, ha sottolineato come non tutti gli alimenti ultra-processati abbiano lo stesso impatto sulla salute: in particolare, carni molto lavorate (come würstel, salsicce e affettati) e le bibite gassate sono stati identificati come particolarmente nocivi.
Questo ampio lavoro scientifico aggiunge elementi cruciali al dibattito su nutrizione umana ed effetti dei cibi processati salute globale delle persone. La speranza è quella che tali informazioni possano guidare scelte consapevoli e promuovere uno stile vita più salutare a livello globale.
La classificazione dei cibi processati
Per determinare il livello di lavorazione degli alimenti consumati dai partecipanti allo studio, i ricercatori hanno adottato diverse metodologie. Una delle più significative è stata l’utilizzo del sistema NOVA che categorizza gli alimenti in quattro gruppi basandosi sul loro grado di lavorazione. Questa distinzione si è rivelata cruciale per comprendere meglio l’impatto specifico dei vari tipi di cibo sulla salute umana.
Un aspetto importante dello studio è stato quello di tenere conto anche di altri fattori che potrebbero influenzare la salute degli individui coinvolti nella ricerca. Variabili come fumo e obesità sono state esaminate per assicurarsi che i risultati fossero il più possibile accurati. Sorprendentemente, anche eliminando queste variabili dal calcolo dei rischi associati ai cibi ultra-processati, la correlazione tra alto consumo degli stessi e aumento del rischio mortalità rimaneva significativa.
La dottoressa Loftfield ha ammesso che le abitudini alimentari negli Stati Uniti – dove è stato condotto lo studio – sono cambiate notevolmente dagli anni ’90 a oggi. Ciò nonostante, i dati emersi forniscono un contributo importante alla comprensione della relazione tra consumo elevato di cibi ultra-processati benessere generale dell’individuo.
