Cronaca

Claudia Agostini, un caso rimasto nel buio del silenzio

Dal pirata della strada al convivente della vittima: sembra ormai destinata a finire nel nulla la verità sull’omicidio di Claudia Agostini.

Il cadavere della donna viene scoperto da alcuni passanti la mattina del 13 ottobre del 2003 intorno alle ore 8:00 in via della Lungara a Roma. La trovano sui sanpietrini, sotto il muraglione, con la testa verso il muro di cinta, le mani giunte sul ventre e il volto rivolto al cielo. Indossa una tuta bianca e le scarpe da ginnastica. Sta tra due auto in sosta ed è ancora tiepida.

Il fidanzato di Claudia Agostini, Leonardo Bellatti, con il quale la donna convive, si sveglia prima che il cadavere venga ritrovato, si accorge che Claudia Agostini non è nel letto, ma non si preoccupa perché pensa che sia uscita per comprare il latte per colazione o per fumarsi una sigaretta. Scopre cosa è successo solo a causa del  trambusto sotto le sue finestre, intorno alle 7:45.

Nonostante l’intervento del 118 per cercare di rianimare la vittima, per Claudia non c’è più nulla da fare. Gli inquirenti giunti sul posto iniziano a cercare indizi e prove per ricomporre il rebus della morte della donna. Sulla balaustra del terrazzo del palazzo abitato dai due giovani, viene ritrovato un pacchetto di Camel e un accendino che il compagno di Claudia Agostini riconosce. «Claudia si può essere buttata, o magari si è sentita male ed è caduta», dice il fidanzato ai poliziotti. Ma per fare un’ipotesi, il magistrato deve attendere i risultati dell’autopsia la quale accerta che Claudia Agostini non si è suicidata ma è morta probabilmente a causa di un pirata della strada.

Nonostante l’ipotesi non stia in piedi, perché sulla strada non ci sono segni di frenata né frammenti, la magistratura nel 2004 chiede l’archiviazione del caso. Da qui inizia una lunga battaglia tra gli errori e la superficialità degli inquirenti e la determinazione del papà di Claudia, Athos Agostini, che cerca a tutti i costi la verità con l’unico scopo di avere giustizia per sua figlia. Nel 2005 Athos Agostini ottiene l’esumazione del corpo di sua figlia e affida la consulenza medico-legale al prof. Giancarlo Umani Ronchi.

Il Professore effettua una nuova autopsia con la quale rileva non solo che l’osso ioide di Claudia Agostini (osso la cui frattura indica sempre strozzamento o strangolamento) è fratturato, ma anche che la giovane riporta un trauma alla testa, vertebre fratturate e alcune lacerazioni al fegato dalle quali aveva perso molto sangue.

A questo punto il Pm torna a sostenere l’ipotesi suicidiaria. Ma anche stavolta ci sono forti incongruenze che escludono tale ipotesi. Innanzitutto il luogo del ritrovamento del cadavere e la postura dello stesso: secondo quale misteriosa legge di gravità sarebbe dovuta atterrare a quattro metri e mezzo di distanza dal terrazzo, sotto il muraglione e con il viso rivolto al cielo? Un altro elemento importante è il ritrovamento degli occhiali da vista della donna, affetta da una forte miopia, nello zainetto.

Come fa una donna miope ad effettuare qualsiasi spostamento o azione senza gli occhiali? Inoltre non sono state effettuate dagli inquirenti le seguenti attività investigative, essenziali per stabilire la reale causa della morte di Claudia Agostini: una perizia sul muro e sul cornicione del terrazzo per verificare la presenza di tracce della vittima; perizia dattiloscopica sul pacchetto di sigarette Camel e sull’accendino per verificare la presenza di impronte dattiloscopiche; perizia biologica e dattiloscopica sulla bottiglietta d’acqua rinvenuta sul terrazzo; una perizia accurata sulle scarpe della deceduta, per verificare se siano state allacciate dalla stessa o da terza persona; un attento esame sulla tuta indossata dalla donna e abbandonata in obitorio sotto la pioggia; investigazioni mirate per individuare l’anello della deceduta scomparso insieme alle chiavi di casa.

Ma quel che è più grave, gli inquirenti non hanno saputo né “leggere” gli indizi  della scena dell’evento, né hanno saputo riconoscere la composizione della scena e della vittima, con la particolare manipolazione e messa in posa finale, e i vari depistaggi effettuati dall’assassino. Dopo undici anni dalla morte di Claudia Agostini il Gip ha ordinato al Pm nuove indagini: il convivente di Claudia, Leonardo Bellatti, rimane indagato per omicidio volontario. Ma anche questa storia sembra ormai destinata a finire nel nulla.

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