Cold Case

Nicola Longo: «Così avveniva il traffico illecito di armi»

Nicola Longo è stato collaboratore del SISMI oltre che poliziotto di fama, oggi direttore della Nicola Longo Investigazioni

Nel periodo in cui accadevano i fatti relativi alla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Longo ha lavorato sotto copertura nel mondo del traffico delle armi. Non indagò personalmente nel caso Alpi-Hrovatin ma venne a conoscenza di informazioni che ricostruiscono come avvenivano attività illegali inerenti il traffico di armi.

Intervista all’infiltrato Nicola Longo sul traffico d’armi – Cronacaedossier

Esiste un reale collegamento tra la Somalia e il traffico di armi sulla base delle Sue attività da infiltrato?
«Si mormorò che la questione traffico di armi in Somalia fosse cosa reale, non ricordo esattamente da dove partì l’informativa ma ricordo nitidamente che si parlava di collegamenti oscuri con le attività di cooperazione internazionale in cui l’Italia partecipava fornendo alcune imbarcazioni, tipologia peschereccio per intenderci, navi da pesca. Il mio obiettivo, supportato da alcune segnalazioni che ricevetti da un ingegnere che si occupava per vie traverse di questa faccenda, era quello di indagare e scoprire possibili traffici di armi celati da queste attività diplomatiche».

Il quotidiano La Repubblica in un articolo del 10.4.2015 [a firma di Daniele Mastrogiacomo] cita una flotta della società Schifco, donata dalla Cooperazione italiana alla Somalia, per incrementare l’industria peschiera nell’Oceano Indiano del Corno d’Africa.

«La questione a quanto ricordo è che in quelle zone c’era un’ampia distesa desertica. Il territorio di cui stiamo parlando era strutturato, dal punto di vista “politico” se così possiamo dire, con connotazioni tribali ovvero ogni zona era comandata da un “boss” e da quello che ne so io, erano proprio questi “boss” che prendevano accordi sul traffico di armi in cambio di altri benefici di vario genere. Poi, detto sinceramente, io non ho mai accertato se vi fosse o meno questo traffico, ma si è parlato molto di questa concreta possibilità. Ma si è parlato molto anche del traffico di mine antiuomo e di tanto altro. Si parlava di società che ufficialmente vendevano e poi in realtà non vendevano proprio nulla, c’erano piloti di aerei di linea che ufficialmente giravano il mondo per lavoro, ma in realtà di volta in volta raggiungevano posti prestabiliti per tessere rapporti e accordi con addetti militari. Ho avuto il compito di controllare alcuni di questi individui e personaggi, uno di questi riuscimmo ad arrestarlo».

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