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Il concordato preventivo è una fregatura: in questi casi paghi più tasse, attenzione

Il concordato preventivo biennale rappresenta una delle strategie chiave adottate dal Governo Meloni per incrementare le entrate nelle casse dello Stato nei prossimi anni.

Tuttavia, questa misura potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio per coloro che decidono di aderirvi, con il rischio concreto di trovarsi a pagare imposte maggiori anche in presenza di un calo dei propri redditi.

Questa situazione potrebbe indurre molti lavoratori autonomi e titolari di partite Iva a riconsiderare l’opportunità dell’accordo proposto.

Per accedere al concordato preventivo, i contribuenti devono soddisfare determinati criteri: aver presentato almeno una dichiarazione dei redditi negli ultimi tre anni, avere debiti tributari inferiori ai 5mila euro e, nel caso dei forfettari, essere attivi da almeno dal 2022. L’accordo prevede la possibilità di stabilire anticipatamente l’ammontare del reddito futuro (e quindi delle tasse da versare) per i successivi due anni.

In cambio, l’Agenzia delle Entrate limiterebbe significativamente i controlli fiscali su questi contribuenti. Per i forfettari, tuttavia, la durata dell’accordo è limitata a un solo anno.

Con il concordato preventivo paghi più tasse anche se guadagni di meno

La convenienza del concordato dipende essenzialmente dalla stima del reddito futuro effettuata dall’Agenzia delle Entrate attraverso un software dedicato.

Tale stima tiene conto dei redditi dichiarati negli anni precedenti, del settore di attività e della situazione economica generale. Un fattore determinante nella valutazione è rappresentato dal punteggio Isa (Indici Sintetici di Affidabilità), che assegna un voto da 1 a 10 alla affidabilità fiscale della partita Iva in questione.

Inizialmente era previsto che solo i contribuenti con punteggio Isa superiore a 8 potessero accedere al concordato; tuttavia, questa restrizione è stata rimossa nella versione finale della misura.

Concordato come funziona?
Cos’è il concordato preventivo? (ANSA) CronacaeDossier.it

Di conseguenza, anche coloro considerati meno affidabili dall’Agenzia delle Entrate possono richiedere l’adesione all’accordo.

Per le partite Iva con punteggi Isa bassi si prevede generalmente una stima del reddito futuro più elevata rispetto a quelle più affidabili.

Ciò significa che se nei prossimi anni si dovesse verificare una diminuzione delle entrate rispetto alle previsioni dell’Agenzia delle Entrate basate sul punteggio Isa basso, il contribuente sarebbe comunque tenuto a versare imposte maggiorate come stabilito dall’accordo.

Questa dinamica pone le basi per una situazione paradossale in cui alcuni lavoratori autonomi potrebbero trovarsi costretti a pagare più tasse nonostante guadagnino meno rispetto agli anni precedenti.

L’unica certezza concessa da questo accordo sembra essere quella relativa alla riduzione dei controlli fiscali; tuttavia, tale vantaggio potrebbe non compensare pienamente gli svantaggi derivanti dalle condizioni economiche sfavorevoli delineatesi nell’accordo stesso.

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