Spending review e riassetto giudiziario
Numeri e costi della spending review dopo l’accorpamento fra Tribunali
La spending review, ovvero l’affannosa revisione della spesa pubblica, interessa tutti i settori. Con la spending review, tutte le spese nazionali vengono vagliate e si interviene drasticamente laddove si individuano degli sprechi e delle inefficienze. Lo scopo della spending review, che negli ultimi tempi crea ansia e polemiche, è quello di raggiungere gli obiettivi prefissati con il minor dispendio possibile. Come tutti i settori, anche quello della Giustizia passa al vaglio dei Commissari di Governo. Accade così che numerosi uffici giudiziari, a partire dal 2011, vengono riorganizzati in maniera differente in vista dell’obiettivo “risparmio”. Il decreto legislativo 155/2012 dà attuazione alla delega prevista dall’art. 1 della legge 14 settembre 2011, n. 148 e cominciano così vari cambiamenti. Vengono abolite 220 sezioni distaccate di tribunali, soppressi 37 tribunali e 38 procure. I tagli della spending review, però, vengono effettuati secondo una serie di criteri senza intaccare i presidi giudiziari nelle aree ad alta infiltrazione di criminalità organizzata; questo per garantire, comunque, la massima sicurezza. Anche il personale impiegato viene ridistribuito sul territorio senza esuberi né mobilità. Questo provvedimento intende consentire all’Italia di risparmiare su tanti edifici nei quali c’è un carico di lavoro minore rispetto ad altri, con costi comunque alti che possono essere evitati con un riassetto organizzativo. Rivedere la spesa pubblica è un modo per far fronte agli sprechi che si sono susseguiti nel corso degli anni a causa dell’assenza di un buon sistema di valutazione.

I risultati di questi cambiamenti, però, non sono visibili ora, ma secondo le previsioni dell’ex ministro della Giustizia Paola Severino, apporteranno dei vantaggi a lungo termine. I costi, per affrontare questa fase di razionalizzazione, dovrebbero essere inferiori ai risparmi che si avranno nei prossimi decenni. Con questi tagli, infatti, si è parlato di una “svolta epocale” che oltre al recupero economico avrebbe garantito una maggiore efficienza dei servizi e dei risparmi di spesa pari a circa 2.889.557 euro per il 2012, 17.337.581 per il 2013 e 31.358.999 per il 2014. Queste sono le previsioni effettuate qualche anno fa, ma al momento i risultati di questo riassetto economico e organizzativo non sono ancora chiari. Bisogna valutare sempre i due lati della medaglia: da una parte c’è l’esigenza di dover fare qualcosa per far fronte ai disastri provocati precedentemente; dall’altra parte c’è la difficoltà quotidiana di riorganizzare il tutto garantendo l’efficienza a condizioni differenti. Numerose lamentele arrivano da avvocati, personale dei tribunali e politici locali i quali stanno portando avanti manifestazioni e battaglie legali. Molte sedi stanno presentando ricorsi al TAR per i numerosi disagi provocati da quella che è stata definita come una sterzata positiva. C’è chi parla di sprechi milionari dovuti a traslochi rimasti in sospeso, faldoni dimenticati, lasciati indietro e udienze effettuate in cattive condizioni. È necessario un monitoraggio continuo che prenda in esame le difficoltà che si verificano in corso d’opera; le riforme vanno fatte, ma vanno anche seguite e non lasciate allo sbaraglio. La valutazione in itinere deve aiutare a capire dove è necessario intervenire, dove e cosa si può migliorare, dove non si può più tollerare un cattivo funzionamento; in quanto tale è uno strumento di aiuto alla decisione, al buon uso delle risorse e al miglioramento dell’organizzazione.
articolo di Gelsomina Napolitano @gelsominamail
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