L’sms chiave del caso Varani sembra svanito nel nulla
Il messaggio con riferimento a soldi e sesso che sarebbe stato inviato a Luca Varani non si trova e intanto si indaga sul “Deep Web” frequentato da Prato

Doveva essere un elemento chiave nel processo sulla morte di Luca Varani e invece ora attorno all’sms che la vittima avrebbe ricevuto, per essere attirato in casa Foffo, vige un’ombra di mistero. Manuel Foffo e Marco Prato hanno fornite diverse dichiarazioni sui fatti di quella sera, ciascuno contraddicendo la versione dell’altro. Entrambi si erano ritrovati d’accordo però sulla ragione dell’arrivo di Luca Varani a casa Foffo: sarebbe stato attirato da un sms con la promessa di soldi facili, circa 150 euro, in cambio di sesso.

Questa la tesi di Foffo e Prato, ma che rischia di non trovare mai alcuna smentita né conferma. Ieri si è svolto l’incidente probatorio sui supporti informatici con l’obiettivo di trovare il messaggio incriminato, ricostruendo così un pezzo importante dell’accaduto. Invece l’sms non c’era: che fine ha fatto? Per ora non è possibile dare una risposta, ma si è in grado di precisare un punto importante.
È vero che non è stato trovato il messaggio cercato, ma è altrettanto vero che altri messaggi sono stati trovati. Si tratta di pochi finora (circa quattro o cinque, così come fa sapere il quotidiano Il Tempo) ma che potrebbero aprire ad altre ipotesi, ovvero che possano esserci state altre comunicazioni fra Marco Prato e la vittima.

Insomma gli ultimi messaggi trovati sarebbero parte di un discorso già iniziato in precedenza e che potrebbe cambiare, almeno in parte, quantomeno le motivazioni dell’arrivo di Luca Varani in casa Foffo. Per capirlo però servirà scorrere migliaia di sms e soprattutto di comunicazioni avvenute tramite whatsapp, forse anche durante una o più telefonate. Tra cellulare e computer si tratterebbe di migliaia di dati da analizzare, strumenti che rientravano nel comune utilizzo lavorativo essendo un pr, ovvero organizzatore di eventi.

C’è poi da considerare l'”anonimato” che Marco Prato sarebbe riuscito ad ottenere utilizzando TOR, un programma in grado di permettere la navigazione in incognito nel web. Tuttavia, non nella “normale” rete che siamo abituati a conoscere, bensì nel cosiddetto “Deep Web” (al quale abbiamo dedicato un numero sulla nostra rivista che gratuitamente è possibile leggere qui), un vero e proprio mondo sommerso. Gli inquirenti pensano che proprio dal Deep Web possano venire i video di sesso e violenza dei quali Manuel Foffo avrebbe parlato durante un interrogatorio, verosimilmente mostratigli da Marco Prato. Un mondo sommerso che ora gli inquirenti stanno cercando di portare a galla.
articolo di Andrea B.
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