Scena del crimine del futuro: tecniche e tecnologie
I nuovi orizzonti delle indagini scientifiche: dalla fusione tra tecnologia ed esperienza forense sul campo ecco la scena del crimine del futuro

Per Criminalistica si intende tecnicamente «lo studio delle tracce» che la scena del crimine offre, differente dalla Criminologia che si concentra sull’analisi complessiva degli elementi in gioco. Sapere interpretare le tracce presenti sulla scena di un crimine diventa perciò un punto di partenza essenziale, imprescindibile per giungere alla soluzione di un caso.
Per capire l’importanza e la complessità della Criminalistica ci siamo rivolti al prof. Martino Farneti, uno dei più stimati esperti nel panorama delle Scienze forensi, nonché direttore del corso professionale per “Esperto in Balistica Forense”.

Il prof. Farneti è anche uno dei più stimati consulenti balistici in Italia e all’estero che vanta un curriculum di tutto rispetto: per dieci anni ha diretto la Sezione Balistica della Polizia Scientifica negli Anni di piombo, ha collaborato con le più importanti polizie internazionali, ha lavorato al fianco del magistrato Giovanni Falcone durante gli anni della lotta alla Mafia, ha preso parte alle indagini su casi noti al grande pubblico come quello della “Uno Bianca” e dell’omicidio di Marta Russo, solo per ricordarne alcuni.
È con lui che Cronaca&Dossier ha scelto di sviluppare questo percorso formativo nell’ambito del giornalismo forense, in parallelo con il corso professionale sopra indicato al quale si sta per aggiungere, nei prossimi mesi, il nuovo corso professionale di “Esperto sulla Scena del crimine”. Per gli appassionati della materia la sfida è svelare pian piano i segreti dell’indagine investigativa scientifica, fino a giungere alla formazione della “prova”, elemento fondamentale da presentare al Giudice.
«Lavorare sulla scena del crimine è una delle operazioni più complesse e delicate di un’indagine – ricorda il prof. Farneti durante l’intervista cortesemente rilasciataci –. Se si commettono errori in fase di sopralluogo, l’intero excursus investigativo rischia di essere irrimediabilmente compromesso». Da qui nasce l’importanza di conoscere al meglio la tecnica d’intervento sulla scena di un crimine da parte del personale specializzato, come la Polizia di Stato o l’Arma dei Carabinieri, personale deputato a svolgere l’attività di sopralluogo a seguito di un fatto delittuoso. A questo proposito bisogna ricordare che è di fondamentale importanza l’intervento preventivo della Polizia locale che, sebbene deputata per ora solo a collaborare nel delimitare l’area dove è avvenuto l’evento criminoso e preservarlo da inquinamenti in attesa dell’arrivo del personale specializzato al rilevamento, anch’essa deve comunque conoscere il protocollo d’intervento proprio per evitare contaminazioni.
Il problema è rilevante soprattutto nell’ottica delle attività difensive che consentono all’imputato di dimostrare la propria innocenza avvalendosi dell’opera di professionisti quali i consulenti forensi.
Il punto di partenza è sapere individuare, nel più breve tempo possibile, l’area interessata dalle tracce, in modo da circoscriverla e preservarla da possibili inquinamenti.

Identificare l’area della scena del crimine (Sdc) permetterà al personale specialistico di operare con tranquillità e professionalità alla ricerca di elementi utili all’indagine.
«Può accadere – continua il prof. Farneti – che non solo il luogo dove il cadavere si rinviene sia Sdc, ma anche laddove troviamo altre tracce che riconducono al fatto criminoso. In tal senso diventa importantissimo allontanare le persone che potrebbero inquinare l’area dell’evento. “Proteggere” la Sdc diventa perciò una priorità assoluta per chi interviene».

Il tema del congelamento del luogo di un evento è uno dei principi base sui quali il prof. Farneti da anni si batte per far sì che si possa giungere ad un livello qualitativo di primo intervento tale da ridurre al minimo il rischio d’inquinamento delle prove. Sapere che esiste un protocollo d’intervento, riconosciuto valido dalla comunità scientifica internazionale, non basta: bisogna saperlo applicare in modo rigido e scientifico. Ecco perché attraverso la formazione, prima teorica ma poi soprattutto pratica, ci si prepara a “non sbagliare”. Attraverso l’analisi della Sdc e delle attività scientifico-investigative che ne seguono, con l’ausilio di moderne attrezzature come quelle insegnate proprio ai frequentatori dei corsi professionali di “Esperto in Balistica Forense” e di “Esperto sulla scena del crimine” (con seicento ore di lezione), è possibile trasmettere «non solo le tecniche d’intervento – spiega il prof. Farneti –, ma li addestriamo materialmente ad operare in prima persona dando loro tutte quelle moderne informazioni che sono il futuro di una maturata esperienza nel settore. Per raggiungere tale obiettivo, il corpo docente è formato da persone che hanno fatto dell’attività investigativo-scientifica il motivo della loro vita».

È anche grazie a questa passione che lo stesso studio della Sdc conosce in questi ultimi anni un’importante evoluzione. La più interessante attiene all’utilizzo dei droni. Tutti ne conosciamo l’applicazione in zone di guerra ma il drone, impiegato nelle indagini, rappresenta una risorsa preziosa, in via preventiva, per evitare che possa esserci contaminazione dell’area dell’evento da parte degli stessi operatori. «Durante il corso da me diretto insegniamo loro come usarli in ambienti aperti e chiusi – racconta il prof. Farneti –, guidandoli dall’esterno attraverso un telecomando.
I filmati e le fotografie scattate dal drone stanno diventando elemento di grosso interesse nell’ambito del moderno processo penale, trasferendo di fatto davanti al Giudice quella visione completa dell’area dell’evento. Un’altra novità nel settore investigativo scientifico è rappresentato dalla formazione di una nuova figura professionale terza, detta “Garante del Sopralluogo”, chiamata a interviene unitamente al personale specializzato della Polizia (E.R.T.) o dei Carabinieri (R.I.S.) sulla Sdc».
Il compito è quello di osservare le attività che vengono svolte dalle figure istituzionali per ridurre al minimo eventuali errori o inadempienze, di fatto supervisionando le prime attività investigative in loco per conto delle future parti interessate. Il mondo scientifico forense, per quel che riguarda lo studio della Sdc, è dunque tutt’altro che ancorato a regole fisse e inamovibili. Al contrario, la Sdc diventerà un luogo sempre più cristallizzato: è questo il futuro di quel che assume sempre più i connotati di una vera e propria “guerra al crimine”.
a cura di Pasquale Ragone
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L’approfondimento pubblicato sulla rivista Cronaca&Dossier: