Caso Roberta Ragusa, serve indagine parallela
Non bastano la decisione del Gup su Logli e gli indizi a carico: alla luce di nuove testimonianze serve indagine serrata sul caso Roberta Ragusa

Il caso Roberta Ragusa da troppo tempo vede alternarsi piste, ipotesi e presunti testimoni. Cronaca&Dossier si è già occupata più volte delle novità emerse intorno al caso Roberta Ragusa, chiedendo alle autorità di rinunciare al proprio immobilismo apparente per dare nuovo slancio alle indagini. Quell’appello ad oggi stenta a trovare riscontro nella pratica, ma più che mai si sente la necessità di andare fino in fondo.
Sebbene l’attesa al momento sia tutta per il 18 novembre, quando il Gup deciderà se rinviare a giudizio Antonio Logli per omicidio volontario e distruzione di cadavere, anche questa data appare troppo lontana. La posizione attendista degli inquirenti è senz’altro comprensibile perché, qualora il Gup dovesse rinviare a giudizio Logli, vi sarebbero gli estremi per approfondire sulla base del processo che verrebbe istituito. Esistono tuttavia fattori che rischiano di portare il caso Roberta Ragusa su un terreno fin troppo scivoloso al punto da rendere necessario intervenire prima di novembre.

Il riferimento è alle informazioni, ancora non si sa se vere o presunte, di testimoni che quasi ogni settimana si rincorrono nel fornire ipotesi, piste, elementi di difficile valutazione. Ma proprio perché difficili da valutare, sarebbe forse opportuno iniziare un’indagine serrata sul caso Roberta Ragusa, volta a verificare ogni punto, anche quello che sembra più folle. Più che farlo ispirati da “buoni propositi” si tratta di una necessità, quella di non perdere il controllo di una storia che continua ad appassionare l’opinione pubblica e che dopo la decisione giunta lo scorso marzo, quando la Cassazione ha stabilito che Antonio Logli deve rispondere delle due ipotesi di reato, ha visto aprirsi un nuovo capitolo.
In particolare il merito della rinnovata attenzione mediatica va al giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci, il quale ha messo in evidenza nuovi presunti testimoni e l’ipotesi che il corpo della donna possa essere ancora sepolto oppure accuratamente occultato. L’ultima è che il cadavere si trovi sotto l’asfalto della rotatoria di Gello. Una presunta “informazione” che segue l’ipotesi del corpo sepolto nel boschetto vicino alla stazione di San Giuliano Terme; così come si è parlato del cimitero poco distante, con il corpo di Roberta Ragusa traslato in un loculo sotto falso nome.
Nelle ultime ore invece è il settimanale Giallo a riprendere le parole di un altro presunto testimone, il quale già dopo due mesi la scomparsa di Roberta Ragusa, avvenuta fra il 13 e il 14 gennaio 2012, disse agli inquirenti: «Da dodici anni sono operaio al centro raccolta del Comune di Pisa. Sì, sono sicuro di aver visto il signor Antonio Logli al centro di raccolta dove lavoro, una mattina di settimana scorsa intorno alle 10. Il signor Logli si è presentato con dei sacchetti pieni di carta contenuti in una scatola. Tale materiale, dopo essere stato pesato, è stato depositato in un contenitore apposito. Preciso che il signor Logli aveva con sé altri sacchetti, ma non saprei definire quale fosse il loro contenuto e in quale contenitore siano stati depositati, in quanto nella nostra sede non esiste un registro apposito che cataloga il materiale depositato».
Elementi, ipotesi, teorie spesso molto pretenziose: è per evitare che il caso Roberta Ragusa diventi una scatola piena di oggetti inutili, come già avvenuto in passato per casi celebri sin dagli anni ’50, che è necessaria un’indagine parallela rispetto a quella che vede cercare indizi contro Logli, tanto più che non è detto che la verità porti necessariamente all’ex marito. Sebbene ad oggi appare come il principale sospettato nel caso Roberta Ragusa, quanto emerso negli ultimi mesi obbliga gli inquirenti a cercare in tutte le direzioni, soprattutto per capire se siamo dinanzi a mitomani o c’è qualcosa di vero in grado di portare verso fatti inesplorati: questa storia ha bisogno sin da ora di conoscere, già prima della decisione del Gup, se c’è speranza di trovare il corpo e da lì giungere ad una progressiva e vera risoluzione del caso Roberta Ragusa.
articolo di Andrea B.
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